Copy di una vacanza di mezza estate
settimana 32
È arrivato pure Agosto, il mese che tutti – pressappoco – dedicano alle vacanze, che la maggior parte delle persone che lavorano chiama FERIE.
Mare o montagna? Lo sappiamo, gli italiani preferiscono il mare – ci sarà qualche percentuale da poter annotare e sicuramente uno studio di qualche università degli States dedicato all’analisi delle preferenze del popolo con tanto di elenco di caratteristiche socio-demografiche, ma diciamo che noi, in quanto peninsulari, siamo gente di mare. Dunque, eccomi davanti al primo step fondamentale: la valigia. Grande, piccola, beauty-case, zaino in spalla e via. Sembra facile, ma c’è chi ci perde la pazienza e qualche anno di tranquillità.
Ci sono quelli che prendono le vacanze come fossero viaggi interminabili da cui non si sa quando si ritornerà – sì che si sa, eccome se si sa – e che iniziano a prepararle mesi prima e tu sei lì che ti domandi nel frattempo cosa indosseranno se è già tutto impacchettato. Poi ci sono anche quelli che puntualmente fanno una valigia per un’altra – vacanze al mare? maniche lunghe e cappello! – sbeffeggiati dai superefficienti che in tre minuti – et voilà! les jeux sont faits! – hanno confezionato bagagli per tutta la famiglia. Poi c’è anche chi ce l’ha sempre pronta la valigia, per un weekend o per un last minute – invidiabili risolutori baldanzosi.
E quindi, eccoci qui, con le valigie pronte da infilare in auto. E mentre le incastri per bene e pensi che sicuramente ti sei dimenticato qualcosa, lo vedi davanti a te, che brilla sotto il sole, ti chiama e ti invita, ammaliante e suadente con i suoi colori luminosi. È il banner estivo con il suo irresistibile copy: “RE….. state con noi!”
settimana 33
Ma come, tra tante parole – il dizionario italiano è il più fitto e gremito di tutti, straripa di vocaboli, ti saltano addosso appena sfogli la prima pagina (che, per inciso, solitamente riporta solo un’intestazione) – sempre le stesse? Ma ti saluto banner e ti ringrazio! Sono in vacanza, lontano da te e dai tuoi eccessivi puntini sospensivi, e mi preparo per le stelle cadenti di San Lorenzo – che ve ne possa cascare in testa una, perdinci – su una spiaggia semi deserta del Sud, a godermi la sabbia fine tra le dita dei piedi e ad aspettare la mia stella, come facevamo quando eravamo guaglioncelli, chitarre e falò e quell’americanata dei marshmallow arrostiti che, diciamoci la verità, non piacciono a nessuno ma faffigo nelle foto.
Attendo di vedere il cielo diventare blu scuro pian piano e di scorgere quella tempesta di luci grandi, piccole e piccolissime invadere lo spazio infinito…
Sono pronta, zainetto di Pierino al seguito. Sono pronta, asciugamani in spalla. Sono pronta. Già sento lo sciabordio delle onde infrangersi poeticamente sul bagnasciuga. Distante pochi metri da me l’ingresso, il viottolo che stasera conduce al mio paradiso. Giro l’angolo e tu sei lì. Anche qui. “RE….. state con noi!” Dal banner che mi sovrasta, deturpando il mio eden estivo, il copy si frantuma in tanti puntini sospensivi che sembrano cadermi in testa come pioggia, manco fosse… San Lorenzo!
settimana 34
L’escursione è la parte della vacanza che preferisco. Dopo che ti sei scialato al brodo, ore e ore in acqua, che hai fatto il pieno di sole e hai alternato, a seconda del calore, limonata – ghiacciolino – birretta, ciò che rende una vacanza degna di tale nome è la “scampagnata”, il viaggio nel viaggio, meglio ancora se esplorativa o no, forse è più interessante quella culturale, anche se l’ideale sarebbe una passeggiata immersi nella natura. Indecisione. Non so se riuscirò a fare tutto, non posso sottrarre troppo tempo all’ozio puro. Dovrò fare una scelta.
E se optassi per un tour organizzato? Si può fare. Magari riesco ad unire più punti sulla mappa e aggiungere alla vacanza la soddisfazione di aver infilato anche stavolta nel mio bagaglio, quello dei ricordi e delle foto, che è ancora leggero, l’esperienza indimenticabile da raccontare. Ci sono tanti banchetti, disseminati sul lungomare tra le bancarelle dei souvenir e le giostrine dei bimbi, ognuno con la sua offerta migliore: sceglierò chi saprà spillarmi i soldini nel modo più elegante o chi saprà ammaliarmi con la battuta più divertente. Barbuto. Maliarda. Troppo chic. Troppo kitsch. Bisunto. Impataccata. Eccolo lì, è lui: l’odore di sale attaccato alla pelle, l’aria gitana, la barbetta rada. Avrà una sessantina d’anni, sembra un vecchio lupo di mare. Vado. “Scusi…?” Si gira e mi allunga un volantino. Mi scruta con l’occhio blu oltremare – un classico, proprio, è il mio Santiago! – poi si volta di spalle bofonchiando “Domani alle 8 al porto”. 70 euro. Non è stato elegante e non è stato divertente. E non è manco economico.
“Va bene” dico. Sgancio i soldi e mentre attendo la mia ricevuta piego il volantino che mi ha dato e sul retro leggo lo slogan dell’agenzia: Re… state con noi!
“Il biglietto.” Così percossa e attonita al copy sto.
Mi sorride mostrandomi una cava senza denti. Per tutte le ganasce.
settimana 35
È l’ultima settimana del mese più caldo dell’anno, l’ultima settimana di vacanza, gli ultimi sette giorni di benedetta noia. Voglio prendermi tutto quello che posso, tutta la gioia dell’estate, devo fare il pieno fino a Natale, quando un’altra bellezza correrà per le strade a riscaldare gli animi. Stanno finendo i pomodori – addio caprese, ci vediamo l’estate prossima – e tutte le verdure di stagione, succose, saporite, colorate e io le voglio mangiare tutte! Voglio bere tutta la lemonsoda che posso e voglio rimanere estasiata davanti agli ultimi tramonti, alle otto di sera, ed essere inondata da quella nostalgia romantica che mi cullerà fino all’indomani.
E in questa poesia, tu sei ancora lì, banner con i puntini sospensivi. Con il Comic Sans. Dal copy scontato.
Sai che ti dico? Che alla fine hai vinto tu, ho imparato ad apprezzare la tua banalità. Ora voglio bene pure a te. Così decido di gustare in pace col mondo la mia ultima insalatona fresca con pomodori, cipolla e pollo e mentre sono impegnata a togliermi quel maledetto filetto di carne incastrato tra i denti, assisto alla scena dura di uno smantellamento crudele: davanti ai miei occhi un ragazzo col cappellino rosso, munito di tenaglia, apre lo scaletto e lo alza fino ad un paio di metri. Vorrei fermarlo, per dirgli che no, non è ancora finita, che abbiamo ancora qualche ora, che domani il sole sorgerà di nuovo caldo e gioioso. Vorrei chiamarlo, ma non riesco a leggere il nome sulla maglietta e quando inghiotto il mio boccone e riesco a urlare “hei tu!” lui non si gira, ha le cuffie nelle orecchie.
Arrotola il banner e se ne va.
tempo di lettura:
11 minuti
13 minuti se sei rilassato
20 minuti sotto l’ombrellone / 35 se ci sono bimbi in giro / 50 se i bimbi sono i tuoi.